I luoghi della storia
Intorno al nucleo di Beduzzo - La Strada, ben definiti nel proprio individualismo, ma uniti anche oggi a comporre tale località, ci sono altri abitati, piccoli agglomerati di case: Tre Rii, Mulino Vecchio, Torre, Mossale, ecc., villaggi di remota origine.
Nel “vocabolario topografico dei ducati di Parma, Piacenza e Guastalla” dell’erudito Lorenzo Molossi, edita e stampata a Parma dalla Tipografia Ducale e recante la data 1832-1834, è citato anche Beduzzo, per il quale l’autore proponeva l’identificazione con l’antico “Vetutianum” e per il quale si contavano, nel 1832, 453 abitanti.
Beduzzo ricade nel comune di Corniglio ed intorno ad esso si può dire che orbitasse anche nel passato, fin dal medio evo. E’ un piccolo comune appenninico, situato in un territorio idrogeologicamente instabile, come molte alture in zona, franate a valle durante i secoli e anche tuttora, portando con sé case e costruzioni dell’uomo.
Oltre lo spartiacque si è già in Toscana, si può scendere verso Pontremoli e la costa tirrenica. La zona era feudo dei Rossi durante il basso medioevo, quando Corniglio era dominato dalla rocca, oggi smussata e sede del comune.
Nel già citato “vocabolario”, a quest'ultima voce, si legge che potrebbe risalire ad un toponimo “Cornelianum”, peraltro presente in altri nomi di paesi della zona, e che in tale località sono avvenuti vari ritrovamenti di monete romane e bizantine, dell’epoca dell’imperatore Costantino Copronimo, intorno al 775 d.C. Il Molossi dice ancora che “fu di giurisdizione della Chiesa di Parma, avendolo l’imperatore Enrico VI conceduto nel 1195 ad Obizzo Sanvitale, vescovo ed a’ suoi successori. Il vescovo Ugolino de’ Rossi, consenziente il pontefice, lo cedé per soddisfacimento di grossa somma a Beltrando Rossi nipote di lui, il quale fu il I° conte di Corniglio circa nel 1350”.
Un atto notarile del 14631 ci informa di essere stato redatto “in castro de Bedutio”, da cui si deve concludere che anche in tale località era eretto un castello, che dominava la valle e i diversi nuclei abitati di cui ho parlato, alcuni dei quali già esistevano e tra essi la “contrada di Trarì”. Tre Rii: l’abitato, anche oggi piccolo, esisteva già almeno dal Quattrocento col proprio nome attuale, come si evince da un atto del notaio Baldassarre Banzi redatto a Tizzano il 2 settembre dell’anno 1503: “Marcus Antonius filius quondam Dominici Vincentii, habitator terre de Bidutio, in contrata de Trari, castellantie Cornilii, episcopatus Parme, Porte Nove...” (Archivio di Stato di Parma, fondo "Notarile", filza 273).
La rocca era evidentemente una delle fortificazioni dei feudatari del luogo, la famiglia degli appena citati conti Rossi di Berceto presenti anche a Corniglio e Torrechiara. Non poteva probabilmente essere paragonabile al noto e vasto castello dell’ultima località citata ed era situato dove oggi sorge la chiesa parrocchiale di Beduzzo, un punto dominante e strategico: gli ultimi resti sarebbero stati eliminati solo negli anni Sessanta del XX secolo per far posto ad un nuovo edificio.
Questo, una casa a due piani a pianta quadrata, è costruito ai limiti di una spianata il cui lato opposto è occupato dall'antico camposanto; verso valle tale ampio spiazzo termina con una scarpata ripida nascosta da alberi, mentre dalla parte opposta c'è la chiesa e la strada di accesso, in leggera salita su di un terrapieno che ben si sposa all'idea di accesso ad un fortilizio.
La stessa casa citata è costruita in aderenza e sopraelevazione ad un muro in pietre bianche sommariamente squadrate, che si vede presso la parrocchiale, la cui parte esterna è franata ed è occupata da radici ed alberi, nonché materiale di discarica. Questo muro, spesso oltre un metro, diventa più percepibile a mano a mano che si scende verso valle, lungo una stradina nel bosco che lo costeggia, rivelandosi infine come un alto muro di cinta con zoccolo obliquo, più piccolo e meno raffinato, ma simile a quello del castello di Corniglio e di altre rocche dei Rossi.
Il muro compone quindi un angolo retto, proseguendo lungo la scarpata che guarda verso valle, ma franato e poi invisibile in quanto occultato dal bosco e da materiale di riporto. Pietre bianche squadrate sono sparse tutt'intorno. Quindi la spianata con chiesa, camposanto e casa risulterebbe essere la superficie interna dell'antico castello, delimitata, alla base, da quello che resta delle mura. Sul lato strada doveva aprirsi l'accesso con ponte o rampa.
La sua esistenza trova conferma anche in un affresco situato nello stesso castello di Torrechiara, dove la rocca è dipinta e individuata col suo nome. Risulta munita di “mastio con tanto di ponte levatoio, caditoie e merli” e vi appare inclusa anche una chiesina. La funzione celebrativa di tale dipinto avrà forse accettato qualche esagerazione, ma in sostanza esso non deve rispecchiare troppo male l’aspetto complessivo che aveva il castello. La chiesetta potrebbe essere rovinata nel tempo col resto della costruzione quando venne meno la sua funzione militare o invece, in continuità, potrebbe essere risorta ampliata sotto forma dell'attuale chiesa che è stata costruita, nelle forme attuali, nel 1735 nello spazio dell'ex castello. L'antica pieve di Beduzzo, citata già nel 1230, sorgeva invece nella zona dell’attuale Mossale.
Beduzzo è quindi un abitato sparso, dominato da una rocca feudale a difesa e controllo della strada che lo attraversa diretta verso Corniglio e un altro castello dei Rossi.
Seguendo questa strada si può giungere in Toscana, valicando il passo del Cirone: una via alternativa alla Cisa per i pellegrini diretti a sud. Testimonianza di una frequentazione di viandanti rimane ancora oggi una interessante costruzione posta appena a valle della strada, poco fuori da Beduzzo, che per le sue forme architettoniche inusuali per un'abitazione contadina denuncia una funzione originaria diversa: si tratta infatti con ogni probabilità di un antico ospedale per i pellegrini di remota origine, certamente esistente nel Quattrocento, ma - almeno come istituzione - verosimilmente creato molto prima, in un'epoca in cui la fede muoveva innumerevoli persone verso i luoghi santi della cristianità.
In esso ai primi del Cinquecento risultava anche un oratorio, intitolato a sant'Antonio, come pure un beneficio erettovi dalla famiglia Venturini2. Insieme agli altri istituti con similari funzioni a Parma e diocesi, venne aggregato all'ospedale grande "Rodolfo Tanzi" in conformità alla bolla datata 4 dicembre 1471 del pontefice Sisto IV (pubblicata il 24 luglio 1482)3. L'edificio, assai interessante, sorge tuttora isolato, presenta una struttura a ferro di cavallo, con il lato aperto verso monte e la strada, con una torre sul lato opposto, verso il fiume Parma. Ha un piano terra con locali di servizio e due piani con loggiati, visibili dal cortile interno su due delle tre ali del complesso ed un antico pozzo. Appare rimaneggiato in diverse parti, ma mantiene una discreta suggestione.
Una piccola chiesa pievana, quindi, probabilmente di forme romaniche, un castello imponente, un ospedale e diversi agglomerati isolati di case addossate tra loro, già quasi tutte in pietra in un paesaggio di boschi e campi coltivati: così doveva apparire Beduzzo a metà del Quattrocento. Sul Parma probabilmente un mulino e forse nei pressi una passerella in legno per superare l'acqua e raggiungere il vicino paesino di Reno. Paesaggio probabilmente percorso da faide e scontri armati tra i potenti della regione, dove i feudatari Rossi dettavano legge, anche in senso proprio, sottoscrivendo gli statuti, norme giuridiche che regolavano la vita in comune e gli obblighi degli abitanti della montagna. Con neppure troppa fantasia si potrà pensare che il nostro avo Iacobus dictus soldatus dell’estimo del 1462 facesse parte della guarnigione della rocca e comunque delle forze dei Rossi, che erano attivi uomini d'arme e capitani di ventura.
Un riferimento allo stesso castello o a qualche altra antica fortificazione un tempo esistente è inoltre rinvenibile nel toponimo della località di Torre, poco discosta dalla chiesa e poco più a valle della “contrada” di Trarì4.
Note
1) Archivio di Stato di Parma, fondo "Notarile", filza 267 (Baldassarre Banzi), Beduzzo, 1463, febbraio 13: dote a Iohannes de Iactonibus.
2) Cfr. Antonio Schiavi, “La diocesi di Parma”, Parma, 1940. Il beneficio presso l'ospedale è testimoniato nel "Catalogus beneficiorum civitatis et diocesis Parmae", trascritto da un sacerdote, nei primi decenni del Seicento, da un manoscritto datato 12 gennaio 1520 e rispecchiante la situazione degli istituti ecclesiastici della diocesi parmense (pag. 87). All'ospedale si accenna ancora a pag. 341.
3) Ibidem, pag. 416.
4) La raffigurazione in affresco del castello di Beduzzo si trova all’interno del castello di Torrechiara, fatto riedificare nel 1448 da Pietro Maria Rossi con caratteri di residenza rinascimentale e ultimato nel 1460, all’interno della cd. aurea camera picta, dove i castelli dei Rossi sono altrettante tappe di un percorso ideale dell’amante del conte, Bianca de Peregrinis (cfr. Marco Pellegri, “Un feudatario sotto l’insegna del leone rampante”, Parma, 1996, volume di interesse, benché le fonti siano citate senza riferimento specifico ai singoli passi contenuti nel testo. La descrizione del castello tra virgolette è a pag. 266, la foto del dipinto è a fronte di pag. 96); le note sulla chiesa di Beduzzo sono ricavate da Italo Dall’Aglio, “La diocesi di Parma”, Parma, 1966, pag. 243 e segg., come anche alcune informazioni sul castello.