Il cognome
Diffusione del cognome Pacchiani. Ipotesi sulle origini
Il cognome Pacchiani in Italia si trova oggi diffuso in quattro zone principali, dove sono raggruppati più o meno 60 nominativi per gruppo, in base a ricerche condotte sulle banche dati degli abbonati telefonici: la zona toscana, con Siena, Firenze, Pisa, Grosseto, Massa e località minori, la zona lombarda, con Bergamo, Milano e località minori, e infine quella veneta, con Venezia, Mestre, Pordenone e Verona, che però appare frutto di insediamenti non originari, dove oltre al dato numerico, il cognome non parrebbe corrispondere ai tipi veneti tradizionali. A queste si affianca poi il gruppo di Parma, per cui - a parte il capoluogo - gli unici “nuclei” di almeno due o più famiglie sono Beduzzo nel comune di Corniglio e Reno in quello Tizzano, località posta di fronte a Beduzzo/Tre Rii al di là del torrente Parma. Altri isolati si trovano a Monchio delle Corti, Neviano degli Arduini, Traversetolo, ecc.
La zona dove la famiglia o meglio il cognome Pacchiani è attestato in modo più intenso è oggi quella lombarda, soprattutto lago d’Iseo e Bergamo. Se si potesse concludere senza eccezioni che una zona dove una famiglia risulta particolarmente numerosa sia quella corrispondente alla sua remota culla, sicuramente si dovrebbe dedurre che i Pacchiani abbiano avuto origine tra le montagne lombarde. A favore di una tale ipotesi va rilevato che in zona vi sono anche attestate varianti del cognome, come Pacchiana: ciò di solito avviene nelle zone da cui il nome è nato e dove quell’etimo aveva un certa area di significato.
Seguendo una tale impostazione numerica invece la Toscana, dove appare una grande frammentazione, dovrebbe essere terra di immigrazione. In realtà anche per la Toscana sono attestate presenze remote: a Prato ed a Siena, per esempio, dove tuttora vi è un forte nucleo.
Le vicende del tempo e degli spostamenti umani sono complesse e quindi se alcuni principi possono avere riscontro nella realtà, non sempre essi possono essere la guida per decidere in tutte le situazioni. In ogni caso anche nel medioevo ci si spostava tanto, specialmente chi non era legato alla terra, ma aveva un mestiere, un’arte. E gli sviluppi delle famiglie erano legati ad un numero elevato di variabili, che possono aver modificato il quadro teorico, a qualunque di quelli possibili si voglia far riferimento. Non c’è insomma una regola assoluta che ci permetta di identificare se i Pacchiani abbiano un’unica origine, o un’origine in una circoscritta zona dell’Italia, o se invece il cognome sia frutto di processi di sviluppo diversi e solo casualmente coincidenti nel risultato finale di suono e grafia.
E' di conseguenza assai difficile verificare anche per il Parmense se la famiglia Pacchiani sia originaria della zona o se vi sia arrivata da altre parti d’Italia e da quali. In ogni caso dalle ricerche fatte si può tranquillamente affermare che essa risiede a Beduzzo già dal primo Quattrocento o dalla fine del Trecento: infatti il nome appare in un atto rogato in tale località nel 1463 e inoltre, benchè nell’estimo del sale estense del 1415 le località di Tizzano e Beduzzo non siano censite, quest’ultima appare nell’estimo successivo, del 1462, dove sembra registrato il cognome di famiglia già con quattro nuclei.
La prima ipotesi che avevo fatto sulle origini dei Pacchiani della val Parma era quella di una provenienza toscana: sulla base di una serie di indizi, infatti, avevo presunto che il nome dovesse essere di origine centro italica:. Come tipo di parola e come suono infatti – mi perdoneranno, spero, gli accademici della materia per il mio semplicistico approccio su questo punto – sembra avere più affinità con il centro Italia: nel dialetto di Parma la famiglia era detta “Paciàn” e anche in area lombarda (cfr. la storia del brigante “Pacì Paciana”) il suono è palatalizzato: come poteva essere nato in quest’area se i parlanti locali lo pronunciavano diversamente? Ma non a tutto si può aver risposta.
Il cognome compare comunque in documentazione della città di Prato, nel testamento di tale Alessandro Pacchiani, riportato in atti della metà del ‘5001 ed è anche ora diffuso in altre città della Toscana. Se si volesse ipotizzare un collegamento tra i due gruppi, di certo sembrerebbe più coerente con il quadro storico un'antica migrazione verso la città piuttosto che una dalla città al contado. Questo - se si ipotizzano spostamenti - deporrebbe a favore di un’immigrazione dall’Appennino alle ricche città toscane - nel corso del Quattrocento a Firenze risulta esserci stata una discreta quota di immigrati da altre zone d’Italia2 - e non viceversa, come invece qualche considerazione sulla struttura del cognome mi farebbe supporre.
Vale comunque la pena annotare che vi è traccia, tra i banditi da Firenze nell’ambito delle lotte tra fazioni di parte guelfa e ghibellina, nella seconda metà del ‘300, di tale “Andrea di Pacchio Adimari”, per cui si potrebbe anche ipotizzare una migrazione da Firenze verso l’esterno e un patronimico derivato da un nome di persona del tipo di quello citato3. Anche l’esistenza del pittore Girolamo del Pacchia a Siena nel Rinascimento deporrebbe per una possibile origine toscana del patronimico; Siena inoltre si trovava all’estremo di una via di transumanza percorsa da pastori dell’Appennino emiliano, quindi comunque foriera di possibili contatti e relazioni4.
Come abbiamo visto, però, il nome è diffuso anche in Lombardia, nel territorio intorno al lago d’Iseo, di Bergamo e dintorni. E’ quindi ammissibile formulare un’altra ipotesi, che prescinde del tutto dalla diffusione del cognome nell’area toscana e rimane invece in quella originaria del ducato di Milano. Qualche potente feudatario del Parmense, attivo anche - come era la regola - come condottiero di milizie, avrebbe potuto per queste ultime reclutare armigeri nella zona dell’attuale Lombardia, dove alcune località avevano una tradizione specifica in tal senso, come i territori di Como e di Bergamo5 e dove tutt’ora vi sono forti nuclei di famiglie Pacchiani. Poichè risulta anche non infrequente che i propri uomini venissero ricompensati dal condottiero con elargizione di terreni anzichè con moneta, potrebbe essere neppure troppo fantasioso immaginare che qualche Pacchiani, reclutato da tale ipotizzabile capitano e feudatario nella zona del Bergamasco, abbia in seguito ottenuto un piccolo fondo nell’ambito dei terreni feudali sull’Appennino e vi abbia trapiantato in tal modo famiglia e nome. Potrebbe inoltre essere presente anche una finalità di ripopolamento o colonizzazione del territorio da parte del feudatario6.
Le teorie si possono quindi moltiplicare. Poichè, comunque, non è lecito ipotizzare che tutte le famiglie con lo stesso cognome derivino necessariamente da un unico capostipite, le ipotesi fatte sopra non si escludono per forza a vicenda. Rimane inoltre l’ipotesi di un’origine parmense della famiglia e del cognome, non scartabile a priori, benché l’esistenza di forti gruppi di Pacchiani in altre zone d'Italia con cui il Parmense o le citate famiglie di feudatari ebbero rapporti pone qualche dubbio su una tale impostazione.
Nell’estimo del sale del 1462, inoltre, non solo vi era un nucleo di famiglie a Beduzzo7, centro ovviamente della mia attenzione, bensì anche un altro, forte di ben 7 fuochi, a Traversetolo, nel quartiere di Porta Cristina. Ciò non permette di considerare isolato il nucleo di Beduzzo, complicando il quadro delle possibili teorie sulle origini e propone in aggiunta il problema di eventuali connessioni fra le famiglie dei due paesi, neppure troppo distanti geograficamente, ma inseriti, nel Quattrocento, in ambiti politici diversi.
La numerosità dei nuclei sia a Traversetolo che a Beduzzo riportatata dall'estimo del 1462 porterebbe a far pensare che le famiglie si fossero insediate in tali località da un paio di generazioni, quindi almeno dalla fine del Trecento. Se si dovesse supporre un trait d'union tra i due nuclei, bisognerebbe innanzitutto indagare se vi possa essere stato allora un punto in comune tra queste località. Difficile immaginarlo oggi. Uno spunto potrebbe essere l'investimento feudale della famiglia Terzi a Beduzzo a fine Trecento ed a Guardasone, intorno a cui orbitava Traversetolo, ai primi del Quattrocento. Ma si tratta di teorie di difficile dimostrazione e le vicende umane sono così ricche di causalità e casualità degne della più fervida fantasia che non è probabilmente opportuno insistere su questa strada.
Note
1) Cfr. Archivio di Stato di Firenze, “Diplomatico”: vi si trova un nucleo di 134 pergamene per gli anni 1274 – 1583 provenienti dal Comune di Prato. Il fondo si articola in vari nuclei documentari, tra cui quello “capitoli – testamenti” (n. 45). Si tratta di copia di “instrumenta” di benefattori, scritta da Alessandro di Antonio de Beneamatis nel 1552. Vi si notano, interi o in parte, vari atti, tra cui testamenti e lasciti e anche il testamento di un Alessandro Pacchiani. Pertanto l’esistenza di quest’ultimo può essere anteriore a quella data (sito visitato: Comune di Prato: http://www.archiviodistato.prato.it/fondi/f_prato/htm/testam.htm.
2) Cfr. Jacques Rossiaud, “Il cittadino e la vita di città”, in “L’uomo medievale”, a cura di Jacques Le Goff, Milano, 1987, p. 164.
3) La fonte è in: Vieri Mazzoni – Francesco Salvestrini, “Strategie politiche e interessi economici nei rapporti tra la Parte Guelfa e il Comune di Firenze. La confisca patrimoniale ai “ribelli” di San Miniato (ca. 1368 – ca. 1400)”, pag. 18, nota n. 47, in Archivio Storico Italiano, dispensa 1/1999, a cura della deputazione di storia patria per la Toscana, Firenze.
4) Cfr. Giovanni Cherubini, “L’Italia rurale del basso medioevo”, Roma-Bari, 1984.
5) Cfr. Teresa Zambarbieri, “Castelli e Castellani Viscontei. Per la storia delle istituzioni e dell’amministrazione ducali nella prima metà del XV secolo”, Bologna, 1988, in particolare il cap. III, par. 10, “Provenienza geografica e mobilità dei componenti le guarnigioni”, pag. 109 e segg. e la bibliografia citata in nota.
6) Da un atto di compravendita della filza 273 del notaio Banzi, all'archivio di Stato di Parma, citato infra, è deducibile un meccanismo simile in riferimento a famiglie della val Parma ed al nobile Ranuccio Farnese per l'anno 1501: gente di Curatico si era stabilita in una località nominata Castrum Bisentium, nei pressi di Bolsena, terre farnesiane.
7) Ciò presuppone l’ipotesi di lavoro per cui il nome “Pagrani” riportato nella documentazione del 1462 corrisponda in realtà a “Pagiani”, una grafia dell’epoca, cioè, del cognome Pacchiani (cfr. infra, nel sito).