I Pacchiani di Traversetolo
Uno dei più antichi riferimenti documentali a Pacchiani nella zona di Parma non si riferisce a Beduzzo, ma a diversi nuclei familiari della villa di Traversetolo.
Quest'ultimo è un comune della provincia di Parma, di circa 4500 abitanti, a 20 chilometri dalla città e a 170 metri di altitudine, “alle falde meridionali dei primi rilievi che si innalzano alla destra del torrente Termina”1, alle pendici dell’Appennino fra i torrenti Parma ed Enza, a circa otto chilometri da Provazzano, che si trova a sud, e a circa due da Bannone, che è invece verso la piana, poco più a nord.
"Fu il borgo dipendente dal castello di Guardasone, per cui obbedì ai relativi padroni; cioè al comune di Parma, ed ai Correggio; indi ai Visconti, poi a Nicolò Guerriero dei Terzi, e finalmente, dicaduta la famiglia di questi ultimi, il duca di Milano nel 1466 lo vendè a titolo feudale ai fratelli Vitaliano, e Giovanni Borromeo, nella cui casa si mantenne”2.
Il documento base, come nel caso di Beduzzo e Barbiano, è quello contenuto nell’estimo del sale del 1462: per la zona o quartiere di Porta Cristina si trovano sette “fuochi” di “Pagrani” a Traversetolo, che dal punto di vista della consistenza, cioè del numero dei nuclei familiari o fuochi, è quasi il triplo rispetto a Beduzzo: “Commune de Traversetulo.........qui sunt numero centum undecim habet libras ducentum duodecim salis....”.
Il patronimico trovato qui è trascritto esattamente come nel caso di Beduzzo e Barbiano: “Pagrani”. Mi baso evidentemente sull’ipotesi di lavoro già esposta che la diversa grafia del nome che si ritrova in questa fonte corrisponda in effetti a “Pagiani”, come veniva scritto ancora nel Cinquecento quello che oggi è diventato il cognome Pacchiani.
Eccone i “fuochi” in dettaglio:
“M.r Petrus Pagranus filius quondam Burlacii;
Bart.s (da sciogliersi con grande probabilità in Bartolameus) de Pagranis filius separatus d. Iacobi;
Peregrinus de Pagranis filius quondam Burlacii;
Bertucius Pagranus filius quondam Albertini;
Guidotus de Pagranis filius quondam Pagrani (!);
Andrietus de Pagranis filius quondam Manfredi;
Io: Guiellmus de Pagranis filius quondam Manfredi”.
A questo gruppo potrebbe andare aggiunto un tale “B/t.s (risolto come “Bartolameus”, in base al noto dizionario del Cappelli) de Pichianis filius separatus archipresbiteri”. Il dato è interessante per più aspetti: per la scrittura del nome, molto simile anche se non identico a Pachianis e diverso da Pagranis e per il fatto che a tutta prima parrebbe trattarsi del figlio del prete del paese! Si potrebbero fare le ipotesi più diverse, che potrebbero in qualche modo perfino influenzare il discorso della scrittura del cognome.
Il “fuoco” era il nucleo familiare stabile, con un capofamiglia cui venivano imputati i beni e le imposte, comprendente di solito anche nonni, genitori e altri parenti e figli già adulti conviventi. Una media per la zona e l’epoca in questione porta a ritenere la consistenza media del fuoco in 4 persone. A tale conclusione, necessariamente assai approssimativa, sono giunto attraverso l’esame dei documenti incontrati nella ricerca e considerazioni tratte in particolare dalla lettura del contributo di Gianluca Bottazzi – Mariapia Bianchi, “L’estimo del sale di Parma del 1415: il territorio parmense e i dati sull’estimo”, pag. XLI, nel già citato “L’estimo del sale di Parma del 1415”, a cura di Marisa Zanzucchi Castelli e Giuseppe Trenti, Modena – Parma, 1999, e da quella dell’opera di Karl Julius Beloch, “Storia della popolazione d’Italia”, Firenze, 1994, pag. 343 e ss. Tenuto presente che si tratta comunque di una media, questi sette nuclei di Pacchiani potevano dunque assommare globalmente a circa una trentina di persone che, in quanto residenti nello stesso paese, possiamo con ragionevole probabilità considerare derivanti dallo stesso ceppo. Se si ipotizzasse un’immigrazione da altre zone - tutta da verificare, ma valga come un’ipotesi di lavoro - salvo immaginare uno spostamento di massa, la consistenza citata porterebbe a pensare che lo spostamento di un nucleo originario sia potuto avvenire verso Traversetolo nella seconda metà del Trecento da località ignota.
Il riferimento in assoluto più antico su Pacchiani del Parmense è comunque quello di un Cristoforus de Paghianis, figlio di Pietro, residente nel quartiere di Porta Nova, vicinia Sancti Odoricii, immatricolato a Parma il 10 ottobre 1434 come secondo notaio3.
Senza addentrarsi nella fantasia si constata che un verosimile membro della famiglia Pacchiani era un giurista, seppure non necessariamente di alto livello, iscritto al collegio dei notai di Parma: si trattava di una professione stimata e prestigiosa. Non ci sono qui per la verità palesi collegamenti con Traversetolo, salvo un'omonimia con un personaggio di cui si dirà poco oltre. Tuttavia nei registri del Battistero di Parma, presenti dal 1459, non ho trovato nati attribuibili con qualche certezza alla famiglia Pacchiani fino al 1569, data di interruzione della relativa ricerca. Ciò porterebbe a pensare che la famiglia del notaio non risiedesse effettivamente nella città.
Anche documentazione di fonte notarile registra membri di queste famiglie nel Quattrocento, permettendo qualche considerazione in più sul loro status. Per esempio in un atto rogato a Parma il 7 marzo 1439 da un notaio ignoto, un tale Iacobus de Paghianis del fu Bertino, abitante a Traversetolo, vende la metà pro indiviso di varie terre nella villa di Pratoselis per 633 lire imperiali ad Alighiero de Calzavachis di mastro Francesco, cittadino ed abitante a Parma in vicinia San Moderanno che acquista anche a nome del proprio fratello Bartolameo4.
L'importo della vendita è di assoluta rilevanza, il che porta a pensare che la famiglia de Paghianis disponesse di risorse abbondanti. L'attore parrebbe un ecclesiastico, se ci si basasse sul titolo di venerabilis et honestus vir con cui è nominato nell'atto. Gli acquirenti, i fratelli Alighiero - forse anch'egli ecclesistico per lo stesso motivo anzidetto - e Bartolomeo de Calzavachis figli di un mastro Francesco, sono cittadini e residenti a Parma. Un Petrus Iohannes de Calzavachis, figlio di un Bartolomeo è iscritto nel collegio dei notai nel 1454 come secondo notaio e quattro anni dopo come notaio5.
Ci sono quindi notai in entrambe le famiglie, de Paghianis e de Calzavachis, come pure contatti tra abitanti a Traversetolo e cittadini di Parma.
Un altro Christoforus de Pachianis si trova in un atto del 6 maggio 1461 dove una donna de (Laurenzanis) de Guardaxono ordinat suos veros et certos numptios, actores, procuratores alcune persone, indicate come cives et notarios parmenses ed altre citate senza titolo professionale tra cui Christoforum de Pachianis de Traversedulo6. Nonostante quest'ultimo non sia un notaio o un causidico pare rivestire anch'egli il ruolo di rappresentante legale o amministratore.
Forse lo stesso Christoforus, o forse no, si trova anche in altro atto, rogato a Traversetolo in data 8 luglio 1500, nel quale certi Luchino de (Gabrillis) di Parma, Vitalus de (Carlis) di Guardasone e Cristoforo Pacchiani, figlio del fu Bernardo, di Traversetolo, sono gli arbitri nominati in una controversia inerente dei beni immobili a Guardasone. Quindi anche qui - se si trattasse della stessa persona - con un ruolo di arbitro in una causa legale7.
Il Cristoforo sopra citato deve essere scomparso tra il luglio 1500 ed il dicembre 1505, stando alle date degli atti disponibili. Doveva trattarsi di persona di una certa importanza, probabilmente con una formazione o almeno conoscenza giuridica, in quanto lo troviamo quale arbitro anche in altre occasioni, per esempio in un atto che riguarda una "pace", datato 1488: “nos Ioannes Marchus de Barilis filius quondam Ioannis, ... (segue altro nominativo qui omesso), et Christoforus de Pachianis, filius quondam Bernardi (...), habitatores (...) Guardasoni, episcopatus Parme, Porte (Sancte Christine), arbitri et arbitratores ac amicabiles compositores et (omissis)”8. Potrebbe essere pertanto fatta l'ipotesi di una famiglia con occupazioni diverse dall'agricoltura.
Ai primi del Cinquecento personaggi verosimilmente di questo ramo di Traversetolo appaiono in vari documenti: in un atto del 1505 che riporta una riunione del popolo di Traversetolo, si trova, accanto ad un Apollonio, di cui si parlerà fra breve, un “Iohannes de Pachianis filius condam Christofori”9.
In un frammento di atto della filza 701 del notaio Illari consitente nella metà superiore della pagina, con un'altra lista dei nomi di capifamiglia di Traversetolo, datata pare luglio 1489, si nota tra i nomi un “Ilario de Pachianis filio quondam Iohanneli” L’argomento parrebbe anche qui riguardare il governo del comune. Forse collegato a questo Ilario, in un altro atto successivo, stavolta del notaio Nicolò Fani, databile intorno al 1505, appare un Giovanni Antonio del fu Ilarino, detto Loreto de Pachianis che acquista una casa in muratura a Traversetolo10.
Rapporti dei Pacchiani di Traversetolo con altre famiglie probabilmente in vista a quell'epoca a Parma risultano anche da un atto del 1510, rogato a Traversetolo: qui donna Lucrezia del fu Guidantonio de Palmenghis, cittadina di Parma e vedova del fu Apollonio de Pachianis di Traversetolo come madre e legittima amministratrice di Guidantonio Pacchiani figlio ed erede del fu Apollonio interviene in una vendita di un appezzamento di terra del figlio11. La famiglia de Palmenghis di Parma contava nel Quattrocento tra i suoi membri almeno due medici iscritti nel relativo collegio12.
In base a questi dati, per quanto slegati fra loro, appare l'immagine di una famiglia - intesa in senso ampio - che possedeva immobili abbastanza consistenti, che intesseva rapporti con altre stirpi di un certo peso a Parma, per esempio professionisti di livello. Il numero dei membri della famiglia doveva comunque essere elevato e non si deve escludere che altri membri di essa fossero di condizione meno fortunata.
Che quadro più generale si può avere dei Pacchiani di Traversetolo? Le varie famiglie Pacchiani di tale località vi sono attestate nel 1462 e ancora poco più di un secolo dopo, nel 1581, anche se, stranamente, con un unico nucleo a capo del quale è tale Giovanniandrea, con tre bocche. Questa apparente riduzione numerica, da sette nuclei ad uno solo nel volgere di un secolo, è però forse da imputare solamente ad una disomogeneità nelle le fonti confrontate: l’estimo del sale del 1461 e l’estimo del bestiame del 1581. Infatti dalla prima dovrebbero emergere tutti i nuclei presenti, trattandosi di tassa sulle persone, mentre nella seconda dovrebbero registrarsi solo i possessori di bestiame, quindi in primo luogo le famiglie con occupazione (anche) contadina. Se quanto accennato sopra avesse avuto effettivamente riscontro nella realtà del passato, ciò potrebbe avvalorare la tesi di famiglie con occupazioni diverse: professionisti, ecclesiastici, artigiani…
Potrebbe apparire tuttavia poco verosimile che un solo nucleo familiare tra i discendenti dei 7 citati possedesse animali risiedendo in un piccolo borgo del contado. Sebbene esistano intorno a fine Cinquecento diversi ecclesiastici con questo cognome che reggono parrocchie dei dintorni (Bannone, Bazzano), non pare potersi affermare che le relative famiglie non abbiano alcun possesso fondiario. Il possesso di terreni era allora anche indice di status, anche tra i cittadini e dalla documentazione vista, comunque, pare che parenti dei citati ecclesiastici siano stati comunque anche proprietari di terre. Tale circostanza, però, non necessariamente comporta anche il possesso di animali da fattoria. Pur dando comunque la preferenza all'ipotesi di impieghi non contadini di molte di queste famiglie, non si potrebbe escludere allora una loro forte mobilità, spostandosi in altre zone, che si ignorano.
Altre tracce sparse di Pacchiani consistono in una compravendita di terreni in località Costa Mezzana di Traversetolo, in data 1 maggio 1505, tra “domina Caterina filia condam Iohannis Petri de Pachianis” ed un cittadino di Parma13.
Addentrandoci di più nel Cinquecento si incontrano solo poche fonti con Pacchiani per Traversetolo: documenti del 1533 e 1553 dove è citato Guidantonio - figlio di Apollonio che abbiamo già incontrato e di cui si parlerà più oltre - ed un interessante "estimo" redatto dai responsabili del comune, datato al 1526. Di questo può essere utile rendere conto più dettagliatamente.
Si tratta di una carta notarile del 152614 che riporta una serie di nomi di abitanti di Traversetolo con a fianco segnati importi nella moneta corrente, così intestata: "MV°XXVI, die XII mensis augusti, Collta missa per Thomaxino Guarnere, Pelegro (Bianche), (…) Del Pino, consuli di Traversetulo et multi altri homini et inante Messerino Guarnere, mistrale de Traversetulo et (…) ut infra". A fianco della lista di nomi che segue sono poste, a sinistra, delle voci esplicative: "denare rescose da diverse persone et per diverse cose" o ancora "opre facte con le bestie al bastiono", "opre de (manenti) fatte al bastiono de Sancto Michel del mese de zugno e luie". Dovrebbe trattarsi, salvo fraintendimenti, di pagamenti fatti dal Comune a queste persone per le opere svolte, descritte nel medesimo documento.
Tra i nomi troviamo: Zanandrea Pachiano - e qui va detto che non dovrebbe trattarsi dell'omonimo censito nel 1581 e dopo, in quanto quest'ultimo apparirebbe altrimenti essere troppo vecchio - e ancora Zohanne Pachiano, Guidoantonio Pachiano.
A proposito di questo Giovanniandrea di fine Cinquecento, troviamo altre presunte tracce della sua famiglia in un estimo rurale di terre di Traversetolo databile poco prima o intorno al 1582 e con annotazioni verosimilmente fino ad una ventina di anni più tardi15. Qui si trova un “Pietro Antonio Pachiano habita a Traversetulo” con l'elenco dei suoi beni:
“Campo bono lavorio arborato in loco detto (a Verbona)” omissis
“Campo mezzano lavorio arborato” omissis
“Campo a salda pascolativo arborato in loco detto al Tornelo” omissis
“Campo lavorio et prato con cortile arborato in loco detto alla Broia con casa” omissis
“Campo bono lavorio arborato in loco dicto (a Verbona)” omissis
“Bosco di rovere da taglio” omissis
Si tratta delle iscrizioni sui versi delle carte, quindi sulle pagine che sarebbero pari. Sui fogli a destra le iscrizioni, come sempre, riportano altri soggetti cui i beni sono “messi”, verosimilmente gli aventi causa delle persone indicate a sinistra, a fronte, in genere compratori o eredi: a carta 898 del registro di questo estimo troviamo che i beni sono “messi” a “Zanandrea Pachiano” di Traversetolo o “Gianandrea”. Queste iscrizioni, di diversa mano, possono essere più tarde, per esempio in una – di altro contribuente – appare l’anno 1607. E’ possibile quindi che Pietro Antonio sia il padre di Giovanni Andrea (o magari un altro parente da cui eredita o riceve in seguito ad una divisione). In altri casi se i nomi sono diversi tra destra e sinistra, potrebbe trattarsi di normale compravendita.
Un attaccabrighe: Apollonius
Mi pare ora interessante esporre una vicenda che traspare da altri documenti notarili che ho incontrato, sebbene da subito debba dire che la loro trascrizione ad oggi non è completa, né le parti trascritte sono prive di lacune. Ciò non ostante la storia che ne emerge rivela alcuni aspetti non irrilevanti della vita nei comuni di campagna del Parmense, in particolare la violenza che si poteva innescare per liti di confine o per il possesso di qualche lembo di terra. La società dell’epoca era pervasa di violenza e di lotte a tutti i livelli ed evidentemente anche i “rurali” agivano nello spirito dei tempi.
La storia è venuta alla luce grazie ad un documento ancora una volta rogato a Traversetolo dal notaio Teodoro Illari e datato 6 luglio 1503. Vi si tratta di una pace tra le famiglie di Apollonio figlio di Bartolomeo Pacchiani, di Guardasone, ma alla data dell’atto residente nel territorio di Reggio Emilia, e la famiglia del fu Lorenzo Ferratini – ucciso da Apollonio e dai suoi nel corso della faida – rappresentata dalla vedova Simona anche a nome dei figli in minore età Bartolomeo, Matteo – di età tra i 17 ed i 25 – Giovanni e Antonio – di età inferiore a 8 anni. Per comporre il dissidio interviene un paciere, tale Matteo de Gropo da Sivizzano16.
Di Apollonio viene detto “faciens familiam separatam a patre suo”, cioè dovrebbe trattarsi di un figlio che, a differenza di quanto doveva accadere di regola – la coabitazione e l’obbedienza al capofamiglia – ha autonomia anche giuridica rispetto alla famiglia d’origine. Potrebbe trattarsi della figura del “filius separatus” già incontrata in qualche estimo e di cui non conosco in dettaglio il significato giuridico, potendo solo presumere che corrisponda ad una situazione come quella descritta. Ed effettivamente l’abbreviazione per “filius” nel testo di cui sto parlando non è la consueta e potrebbe corrispondere appunto a “filius separatus”.
Nel testo Apollonio agisce comunque non solo a nome proprio, ma anche in nome e per conto degli eredi, del fratello, di amici e parenti fino al quarto grado, dei “compari” e di tutti quelli della sua “comitiva”: come attestato in generale per le comunità dell’Appennino emiliano in questi casi non rari vengono coinvolti tutti i parenti anche in funzione di garanzia17. Qui tuttavia non si menziona il padre Bartolomeo, salvo che come mera indicazione di patronimico. La controparte è la moglie dell’ucciso in rappresentanza sia dei figli ancora piccoli che di quelli non ancora maggiorenni, non avendo raggiunto i 25 anni di età, ma già in grado di intendere: non ha rilevanza avere o meno preso parte alla faida, la famiglia interviene comunque e nella sua completezza.
La funzione di paciere viene svolta da una figura estranea alle due parti, probabilmente una persona stimata, nota per le proprie capacità di mediazione, oppure ancora un professionista di tale ruolo.
Non ho trovato altri atti che possano dettagliatamente descriverci quali forme risarcitorie siano state poste in essere da Apollonio. Sta di fatto che solo un paio di anni più tardi, in altro documento redatto dallo stesso notaio Illari il 15 dicembre 1505, ritroviamo a Traversetolo “Apolonius de Pachianis (filius …) Bartolamei” durante un’assemblea plenaria degli abitanti di Traversetolo. Ciò dovrebbe significare che il nostro Apollonio, probabilmente fuggito o bandito dal Parmense a motivo dell’assassinio e rifugiatosi a Casalgrande di Reggio Emilia, ha potuto rientrare nella propria zona d’origine riacquistando i suoi diritti. E questo non pare poco, considerato che all'epoca, per questioni molto meno gravi, si poteva pagare con la vita (per esempio ho potuto vedere direttamente un atto del 1527 del luogotenente di Guardasone contenente a quanto pare una condanna all'impiccagione a carico di un semplice ladro). Se ne potrebbe dedurre che la famiglia aveva importanti agganci, magari da parte della moglie di Apollonio, una de Palmenghis, come detto sopra una famiglia probabilmente influente.
Un precedente sul nostro Apollonio è fornito solo da un atto del 149718: secondo quanto si riesce a desumere dal documento, un certo don Ioannes Iacobus de Botachiis, rettore del beneficio di San Giovanni fondato nella chiesa di San Martino di Traversetolo si impegna a dare a livello un terreno di circa 8 biolche, sito a Traversetolo, in località detta "ala Quarantula" ad Appolonio de Pachianis filio Bartholamei habitatori terre Guardasoni. Davanti al nome di Apollonio appare una parola purtroppo di dubbia trascrizione, forse un titolo o appellativo.
La continuazione della vicenda di Apollonio emerge, in modo del tutto casuale, dalla vana ricerca di qualche atto dei Pacchiani di Beduzzo tra quelli del notaio Martino Borsani rogati a Calestano. In un instrumentum del 28 aprile 1507 un certo Bartolomeo Pacchiani del fu Giacomo, abitante di consueto a Neviano degli Arduini e al momento a Cassio Parmense, nominava proprio procuratore speciale Gianmarco Pacchiani, suo figlio, con ampio mandato di comporre, transigere e raggiungere un accordo pacifico con certi Caprino e Giovannino “Amicte” e i loro seguaci, autori dell’uccisione del proprio figlio Apollonio a seguito di una lite. Neviano si trova non distante dalla zona di Guardasone e Traversetolo, per cui non è azzardato ipotizzare i legami supposti sopra.
Non so se possa trattarsi di omonimia, ma abbiamo qui nuovamente un Bartolomeo con un figlio Apollonio, il quale ultimo in lite con altri ha trovato la morte. Può venire naturale pensare che si tratti sempre degli stessi personaggi, salvo che stavolta la peggio sarebbe toccata alla parte di Apollonio e il padre interviene per comporre la lite, affidandone l’incarico ad un altro figlio.
Albero Genealogico dei Pacchiani di Traversetolo del ramo di Apollonio:
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| Iacobus sale 1461 e not (n. 1400? +al1507) |
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| Bartolomeus sale 1461 e not (n. 1430?prs1507) |
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| Iohannes Marcus not Fani f. 856 prs al 1507 |
| Appolonius not Illari f. 702 (n. 1465? +al1507) | Lucretia fq Guidantonii de Palmenghis, civis Parme | |||||
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| Guidoantonius prs. 1507 |
| Nicolaus prs. 1507 | |||||
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In altri due atti del notaio Illari datati al 1518 pare di poter intravvedere alcune conseguenze della storia esposta: vi appare come attore “Guidoantonius de Pachianis filius quondam Appolonii”19. Si tratta di due atti di vendita di terre di proprietà di Guidantonio, una a Guardasone, l'altra a Traversetolo, che sono cedute a terzi con l'intervento del tutore di Guidantonio, un certo Matteo de (Azalis?) cittadino parmense. Evidentemente Guidantonio non aveva ancora raggiunto l'età per intervenire da solo, cioè i 25 anni. Non si può peraltro dire se ne avesse almeno più di 18, in quanto il documento usa entrambi i termini di tutela e curatela, che avrebbero potuto, singolarmente, fare luce sul dato. Si potrebbe dedurne che era rimasto anche orfano di madre e che per qualche motivo lo zio Gianmarco altrove citato non aveva potuto intervenire.
Do per scontato che si tratti, come appare del tutto verosimile, date anche le circostanze citate, del figlio del "nostro" Apollonio.
Ulteriori notizie del ramo si hanno nel 1533, dove in un atto rogato il 9 maggio "Guidantonius Pachianus filius quondam Apolonii, habitator Traversetuli, … OMISSIS … dedit, vendidit atque tradidit Antonio Maria (f…) Ioannis Iacobi Giseli habitatori ville Riane iurisdictionis ut supra … OMISSIS … unam petiam terre laborative, arborate et avidate iuris predicti venditoris, positam in villa predicta Riane in loco dicto ale Rive de media … OMISSIS" per 15 lire imperiali. Anche Gianmarco riappare, con la figlia Giovanna, in un documento del 13 novembre 1526, dove tra i testi è presente anche Guidantonio20.
Note
1) Cfr. Giuliano Cervi, “Guida all’Appennino parmense”, Parma, 1987.
2) La citazione è tratta dal “Vocabolario topografico dei ducati di Parma, Piacenza e Guastalla” di Lorenzo Molossi, edita e stampata a Parma dalla Tipografia Ducale e recante la data 1832-1834 (pagina 559), reperibile nell’Archivio di Stato di Parma.
3) V. Antonio Aliani, “Il notariato a Parma. La “matricula collegii notariorum Parmae” (1406-1805)”, Milano, 1995.
4) Archivio di Stato di Parma, fondo "Notarile", Inserti e miscellanea, filza 517.
5) Cfr. Antonio Aliani, “Il notariato a Parma", cit.
6) Archivio di Stato di Parma, fondo "Notarile", Inserti e miscellanea, busta 486 (subfascicolo del notaio Baldassarre Fani). Si tratta di una pergamena molto danneggiata, usata probabilmente come separazione tra fascicoli.
7) Archivio di Stato di Parma, fondo "Notarile", filza 702, Teodoro Illari.
8) Archivio di Stato di Parma, fondo "Notarile", filza 701, Teodoro Illari: atto datato 1488 giugno 23.
9) Archivio di Stato di Parma, fondo "Notarile", filza 702, Teodoro Illari: atto datato 1505 dicembre 15, Traversetolo.
10) Archivio di Stato di Parma, fondo "Notarile", filza 856, Nicolò Fani.
11) Archivio di Stato di Parma, fondo "Notarile", filza 856, Nicolò Fani.
12) Dato desunto dal sito internet "Annali di storia delle università italiane" e in particolare da uno studio di Enrico Sandrini: "La matricola del Collegio medico di Parma" dove è edito un manoscritto contenente gli iscritti al collegio: "Infrascripti sunt domini doctores de collegio artium et medicine felicis Studii parmensis". Al numero 32 c'è un "magister Iohannesmarcus de Palmenghis in artibus et medicina" ed al numero 59 "magister Iohannesiacobus de Palmenghis in artibus et medicina" (2007, Centro Interuniversitario per la Storia delle Università Italiane, Bologna). Su altro collegato sito internet, Itinerari Medievali, si trova un contributo di Giovanni Mariotti (edito a stampa in "Memorie e documenti per la Storia della Università di Parma nel Medioevo", I, Parma, 1888) con la trascrizione di un atto notarile avente ad oggetto la laurea dottorale di Gian Marco Palmenghi, in data 2 dicembre 1412.
13) Archivio di Stato di Parma, fondo "Notarile", filza 702, Teodoro Illari: atto datato 1505, maggio 1.
14) Archivio di Stato di Parma, fondo "Notarile", Inserti e miscellanea, filza 504, Pellegrino Fani.
15) Archivio di Stato di Parma, fondo "Catasti ed estimi farnesiani e borbonici", busta 422 (1582-1607).
16) I primi due documenti citati in questo testo sono reperibili in Archivio di Stato di Parma, fondo “Notarile”, filza 702, Teodoro Illari (rep. nn. 29 e 30), quello rogato a Calestano è nello stesso fondo, atti del notaio Martino Borsani, filza 644 (rep. n. 32).
17) Cfr. Albano Sorbelli, op. cit., pag. 152 e ss.
18) Archivio di Stato di Parma, fondo “Notarile”, filza 701, Teodoro Illari: 1497, (gennaio) 15, (ASPR001-006).
19) Archivio di Stato di Parma, fondo “Notarile”, filza 703, Teodoro Illari (1518, ottobre 21: ASPR007-019; 1518, (marzo) 2: 020-026).
20) Sia l'atto del 1526 che quello del 1533 citati nel testo sono in Archivio di Stato di Parma, fondo "Notarile", Inserti e miscellanea, filza 503, Fani Nicolò e Pellegrino.