Trasferimenti dal contado alla città di Parma
Vale la pena trattare un ulteriore avvenimento riguardante il ramo di Tizzano, lo spostamento verso la capitale del Ducato: nel paragrafo che segue darò conto del tentativo di acquisire la cittadinanza di Parma da parte del Pietro Ilario di cui all'estimo del 16841.
In tale estimo rurale di Beduzzo si trova un Pietro Ilario “forestiero”: si tratta della denominazione riservata a chi non risiede nel comune di riferimento, bensì in altro e nel caso specifico in quello di Reno. Alcuni anni più tardi Pietro Ilario avrebbe fatto la richiesta di diventare cittadino di Parma. Chi aveva il privilegio di essere annoverato come cittadino non pagava più le tasse imposte per il contado sui beni rustici; per chi avesse terre c’era quindi un interesse in più alla cittadinanza, in modo da eludere l’imposizione.
La materia fu regolata con due decreti a carattere sostanzialmente fiscale, uno di Ottavio Farnese del 7.9.1582, l’altro di Francesco Farnese del 20.3.1699, che confermava il primo. La cittadinanza era privilegio che poteva venire accordato dal Duca, dal Consiglio Generale o dall’Ufficio del Compartito, o poteva raggiungersi per “abitazione”. Erano previste sanzioni e per il suo ottenimento era necessario, fra l’altro, accertare la sufficienza economica di chi la chiedeva o di chi ne chiedeva conferma e il possesso di almeno una casa in città, altrimenti, e con un garante, si doveva iniziarne la costruzione sotto certe condizioni. I richiedenti non dovevano avere fatto “opera rusticale” negli ultimi 10 anni e una volta ottenuto il privilegio della cittadinanza avrebbero dovuto abitare in città con tutta la famiglia da novembre a giugno: evidentemente nei mesi estivi era consentito assentarsi. Chi otteneva la cittadinanza per abitazione non poteva “levare” i propri beni dal rurale - quindi vi avrebbe pagato le tasse - finché non avesse abitato a Parma per 10 anni consecutivi.
Il decreto del 1699 risultò necessario per le frodi: si dispose quindi che ora nessuno potesse godere della cittadinanza se non avesse prima presentato richiesta al Governatore, che avrebbe emesso, ad esito positivo, un atto di accordo della cittadinanza. Si riteneva così di rendere possibile un maggiore e capillare controllo.
All’Archivio di Stato di Parma la busta 4383, al foglio 8, riguarda appunto la richiesta di cittadinanza della famiglia Pacchiani composta da Pietro Ilario Pacchiani, residente in vicinia (si chiamavano così i quartieri urbani di Parma) S. Caterina e proveniente da Tizzano, con possedimenti in Parma. Il documento ha una copertina manoscritta - un foglio protocollo - annotata con le date 12 gennaio 1702, 24 gennaio e all’interno una lettera in latino, forse un atto ufficiale. Una seconda lettera, più lunga e in italiano, a una prima occhiata pare sia di persona in vista che garantisce per Pietro Ilario. Non c’è stata occasione di esaminare con calma questi documenti, ma in quest’ultimo comunque si leggono frasi come “è uomo d’onore” e inoltre confutazioni di stati di fatto non rispondenti al vero e che sarebbero di ostacolo alla cittadinanza: che non è in affitto, che da più di vent’anni non esercita attività di agricoltura (l’ “opera rusticale” di cui sopra), che i beni di cui vive sono frutto di suoi investimenti. Viene citata - ma non è chiaro a quale fine - una casa a Reno di Tizzano, un dato che comunque interessa per situare geograficamente e genealogicamente il personaggio2. Si tratta infatti di un discendente del ramo di Reno, portante il nome caratteristico già di altri suoi avi.
Il decreto di concessione della cittadinanza – e delle connesse prerogative ed esenzioni fiscali – a Pietro Ilario è del 26 gennaio 17023.
Note
1) V. documentazione dell'Archivio di Stato di Parma, fondo “Raccolta Scarabelli - Zunti 1589 - 1801” - “Processi di cittadinanza e nobiltà” (busta 4383/8, proveniente con altre dall’Ufficio del Compartito di Parma, che si occupava dell’equo comparto delle pubbliche imposte). I curatori delle note alla raccolta spiegano le circostanze in cui è nata la documentazione e da ciò è tratto quanto nel testo.
2) Conferma se ne è avuta nelle statistiche illustrate altrove (tra cui la denuncia di raccolti e bocche risalenti al 1678 e 1676), dove a Reno appare a quell’epoca un Pietro Ilario Pacchiani.
3) Archivio di Stato di Parma, fondo "Comune", busta 4390, fasc. n. 106.