Al di là del torrente Parma
La prima migrazione certa che sono riuscito a rintracciare sembra risalire all'ultimo scorcio del Quattrocento e riguarda il mastro Nicolò barberius di Beduzzo incontrato nel territorio di Tizzano. Uno dei diversi Pacchiani di Beduzzo non fotografati dagli estimi, ma che dovevano essere presenti, di nome Bertono, riusciva a far studiare - o meglio a far fare il necessario apprendistato - al figlio Nicolò, che poi diventerà "barbiere", professione o arte che all'epoca non era limitata alla sistemazione di barba e baffi, ma riguardava aspetti di non alta chirurgia. Da qui il titolo di mastro ("magister") che si trova ad accompagnare quasi sempre il nome di Nicolò. L'occupazione non legata alla terra e magari le conoscenze fatte durante lo studio, verosimilmente avvenuto via da Beduzzo, porta in seguito Nicolò a trasferirsi con la famiglia in una zona più popolosa e dinamica, probabilmente più ricca e quindi più redditizia. Si sposta nelle vicinanze del borgo di Tizzano, più grande e probabilmente più aperto rispetto alla natia Beduzzo, oltre la Parma. L'opera di un chirurgo, anche se di bassa specializzazione, era senz'altro ricercata, rispettata e probabilmente ben pagata, anche se questo forse spesso in natura.
Pacchiani non risultavano in zona all'epoca dell'estimo del sale del 1462 ed il trasferimento avviene probabilmente dopo il 1480: con lui ci sono anche i figli Battista, Stovaninus, Alessandro, Antonio, Bernardino e verosimilmente anche ulteriori membri della famiglia, come suo fratello Giuliano e magari altri ancora.
Ed è interessante seguire anche le successive vicende di questo gruppo, che si dimostra vivace quanto a mobilità e intraprendenza anche economica, più dei parenti rimasti indietro, a Beduzzo. Un ramo che definirei "rampante", teso a migliorare la propria posizione economica e sociale. Per essi, inoltre, c'è una discreta successione di documenti che lasciano comporre un quadro abbastanza definito di parentele che giunge fino ai primi del Seicento e quindi appare opportuno lasciare momentaneamente la mia linea diretta per guardare alle vicende di questo remoto ramo collaterale.
Ecco il riassunto e la parziale trascrizione dell'atto del 3 ottobre 1506, dove appare la discendenza di mastro Nicolò:
1506 ottobre 3, Tizzano (Parma).
Battista figlio del fu mastro Nicolò de Pachianis di Beduzzo, a nome proprio e dei fratelli Stovanino, Alessandro, Antonio e Bernardino, abitanti a Tizzano in contrada di Villanova, vende un proprio appezzamento di terreno da lavoro nella zona di Villanova in luogo detto “ad Madonum” a Giovannello de Barillis per sei lire imperiali.
Parma, Archivio di Stato, notarile, filza 273 (Baldassarre Banzi).
[Doc. “Baptista 1506” Rep. N. 5]
Mvcsexto indicione nona, die tercio mensis octobris
Baptista filius quondam magistri Nicolai de Pachianis de Bidutio, habitator terre Tizani, in contrata de Villanova, episcopatus Parme, Porte Nove, profitens se lege romana vivere, per se suosque heredes et successores et etiam nomine et vice Stovanini, Alexandri, (..) Antonii et Bernardini fratrum suorum et filiorum quondam suprascripti magistri Nicolai, habitatorum ut supra cum dicto Baptista (hic absentium), pro (quibus quidam) fratribus suis (absentibus) (dictus) Baptista (procurator) etc.
Ad proprium per alodium et in perpetuum dedit, vendidit atque tradidit Iohanello filio quondam Franci de Barillis, habitatori terre Tizani, episcopatus et Porte prefate, ibi presenti, ementi, acquirenti, stipulanti et recipienti per se suosque heredes et successores et cui vel quibus dederit, vel dabit
unam petiam terre laborie posite in pertinentiis de Villanova suprascripta, in loco dicto ad Madonum, cui sunt confines a duabus partibus suprascripti emptoris et ab alia parte suprascripti venditoris cum orto, salvis aliis confinibus.
Pretio librarum sex imperialium / habuit ante contractum.
Confitendo etc.
Ita ut amodo dictus Iohanellus emptor per se et ut supra habeat etc.
Extendatur in forma communi cum iuramento et aliis clauxulis oportunis.
(omissis)
Nicolò Pacchiani ed i suoi congiunti più stretti, come il figlio maggiore Battista, che risulta essere nato ancora a Beduzzo, si erano dunque spostati sull’opposto versante della Val Parma, oltre il fiume, sulla montagna di fronte al paese d'origine, nella giurisdizione di Tizzano ed in particolare in due località vicine, a Villanova e a Reno. Quest'ultimo abitato è proprio di fronte a Beduzzo, separato dall'alveo, spesso di avara portata d'acqua, della Parma. In linea d'aria forse poco più di 1.500 metri. Molte sono le testimonianze - indirette - sull'origine e i rapporti di parentela di queste persone con altri migranti raccolte tra gli atti dell'epoca: per citare qualche esempio, oltre all'atto del 3 ottobre 1506 sopra trascritto, si può ricordare che il notaio Baldassarre Banzi che rogava atti in tale zona tra la fine del ‘400 ed i primi decenni del ‘500, in due atti del 1497 e 1502, rogati a Tizzano, dà atto tra i testi di "Nicolao barberio filio quondam Bertoni de Pachianis habitatore terre Tizani" e ancora di "magistro Nicolao et Iuliano fratribus et filiis quondam Bertoni de Pachianis de Bidutio, omnibus habitatoribus castelantie Tizanni"1, quindi il titolo di magister dev'essere collegato all'attività professionale di "barbiere", e Nicolò risulta essere fratello di uno Iuliano: l'inciso ci rivela inoltre che egli risulta essere di Beduzzo, come anche il fratello e di essersi trasferito nella zona di Tizzano in qualche momento successivo e che ora vi risiede, nella contrada detta Le Corti (questo chiarisce l'alias del parroco don Nicolò Dalle Corti, di cui si parla in un documento di epoca successiva). In altre carte successive, nel 1503, risulta residente a Villanova.
Qualche anno più tardi, nel 1513, in un atto rogato a Calestano da Martino Borsani, si legge “domina Oliva de Pachianis filia quondam Stefanini habitatrix Beducii episcopatus Parme, porte Nove, parabola, auctoritate et consensu Iuliani de Pachianis patrui sui habitatoris ville de Reno...”: della quale sappiamo che abitava a Beduzzo e che suo zio paterno Giuliano, il fratello del defunto Stefanino (e del defunto mastro Nicolò) abitava a Reno. Oliva, che non è qui indicata come moglie o vedova di qualcuno e quindi deve essere considerata ancora nubile, interviene nel negozio con il consenso del parente maschio più prossimo2.
Cinquant'anni dopo, nel 1562, don Nicolò Pacchiani, omonimo del precedente e parroco di Reno, possiede ancora terre in quel di Beduzzo, magari tramandategli quali frutto di successioni ereditarie, circostanza che accredita anch’essa la comune origine e parentela col ramo appunto che a Beduzzo ancora risiede. Nel 1684 continuano ad esistere a Beduzzo terre che sono proprietà di questi Pacchiani residenti a Reno.
A Reno e nel Tizzanese lo status di questi Pacchiani sembra consolidarsi in una discreta agiatezza e la famiglia decide di avviare qualche discendente alla carriera ecclesiastica: diventerà un tratto caratteristico di questo ramo. I Pacchiani ecclesiastici ricopriranno nei decenni e secoli seguenti incarichi in chiese della diocesi, tra cui la stessa Reno e tra essi si ritroveranno gli stessi nomi dei primi "migranti": Nicolò, che era peraltro anche il nome del santo titolare della chiesa di Reno, Battista, Giuliano. In tal modo i mezzi della famiglia si moltiplicheranno, uniti ad un dinamismo imprenditoriale che spesso potrà trovarsi ad essere compagno della spregiudicatezza.
I rapporti con i parenti rimasti a Beduzzo, come l'intervento in un atto di Giuliano di Reno, zio di Oliva di Beduzzo, porteranno perciò questo ramo ad attraversare le magre acque della Parma sempre meno spesso. Gli estimi della famiglia del Tizzanese si avviano ad essere in media molto più alti di quelli dei parenti di Beduzzo e nel 1700 altri membri del ramo di Tizzano - pur ancora con qualche campo a Beduzzo - vorranno accedere alla qualità di cittadini di Parma, anche se a leggere tra le righe potrebbe essere stata soprattutto una mossa di rilevanza economica, per ridurre le tasse sui possessi agrari, ipotesi che si adatterebbe bene allo spirito di questa linea familiare.
Vicende dei Pacchiani di Reno di Tizzano
Ora è il caso di approfondire alcune vicende di questa famiglia.
Il prete di Reno don Nicolò Pacchiani è citato anche come primo parroco, nel 1564, della chiesa di San Nicolò di Reno, di cui era stato precedentemente il rettore, quando questa ricadeva ancora nella circoscrizione della pieve di Beduzzo3. Nel medesimo estimo, tra le rilevazioni per la località di Reno, lo si trova nella categoria degli ecclesiastici, ma si trova anche, in quella dei “rurali”, un certo Pietro Ilario, che dall’esame di altri documenti4 risulta essere suo nipote. Pietro Ilario teneva “a livello” cioè, in breve, in affitto dallo zio parroco per 12 lire imperiali un terreno facente parte dei benefici della chiesa di Reno5.
Di seguito riporto un breve riassunto e l’integrale trascrizione del contenuto dell’atto in questione, al cui termine è riprodotta la relativa prima pagina:
1564 giugno 26
Pietro Ilario Pacchiani, al fine di defalcare dall’estimo dei propri beni tre terreni tenuti a livello dalla chiesa di San Nicolò di Reno, in tale località, per 12 lire imperiali annue, produce al commissario competente le dichiarazioni dei parroci don Nicolò Pacchiani e rispettivamente don Giuliano Pacchiani per gli anni 1553, 1562 e 1563.
Originale, Parma, Archivio di Stato, Catasti ed estimi farnesiani e borbonici, busta n. 303 (Reno di Tizzano) fascicoletto “9”. [Doc. “Giuliano” Rep. n. 23]
MDLXIIII die vigintesimo sexto Junii.
Reno di Tizano.
Comparuit coram magnifico domino comissario perequationis generalis agri Parmensi Petrus Illarius Pachianus (...) proclamationis (...) et eidem significavit qualiter ipse comparens tenuit et recognovit ad livellum et emphitheusim perpetuam a reverendo dono Iuliano Pachiano uti rectore ecclesie (1) sancti Nicolai ville Reni iurisdictionis Tizani, Parmensis diocesis, infrascriptas petias terre, videlicet:
Primo unam petiam terre laborie duobus arboribus de quercu po[si]tam in dicta villa Reni in loco dicto de drieto dale case confinantem (2) a duabus (partibus) Christoforus Artusius ab alia Bertholus della (3) Ecclesia et ab alia Iohannes de Nicolosiis salvis etc., que (dicitur) esse (staia) quatuor terre vel circa.
Item unam aliam petiam terre laborie partim et partim prative cum certis arboribus positam ut supra in loco al pero della chiesa confinantem ab una parte via communis, ab alia Iulius Andrioli de Gabiolis et ab alia Iohannes Dominicus de Guidetis salvis ut supra, que (dicitur) esse bobulca una et staia duo terre vel circa.
Item unam aliam petiam terre laborie positam ut supra, in loco ditto a li (lagoni) confinantem ab una parte via communis, ab alia heredes quondam Pini de Armani delle (co..iis) et ab alia Antonius de Guidetis et ab alia Pasquinus de Gabiolis, salvis ut supra, que (dicitur) esse bobulca una terre vel circa.
Pro canone et livello annuo librarum duodecim imperialium et per istrumentum (super...) confectum quemvis ignoret per quem notarium ut producit et exhibivit ipse Petrus Illarius confessiones et (receptiones) dicti livelli eidem Petro Illario (4) factis per rectorem dicte ecclesie tam pro annis 1562 et 1563 quam pro aliis precedentibus annis, (scilicet) pro anno 1553. (...) (...) ipse comparens (p…it) et institit, sibi ab extimo bonorum suorum (deducere) livellarias terras (de ordini) et difalcari et (in...) (...) ordinum (5) seu proclamationum superinde disponeatur et omni meliori modo etc. (et tamen) etc. (sal...) etc.
Adi 17 di marzo 1553
Sia noto et palese ad ogni persona che legerà la presente scrittura come don Nicolò dalle Corti alias de Pachiani rettore della chiesa di san Nicolò posta et edificata in la villa di Reno si chiama haver receputo dali suoi nepoti cioè Giuliano et Petro Illario figlioli che furno già de Giacomello di Pachiano libre duodeci de imperiali moneta per occasione de uno livello fatto da (...)(6) don Nicolò al quondam suprascritto Giacomello et a Bertono delli quali essi sono heredi et così mi chiamo contento et satisfatto da lor insino a questo dì presente che è alli 17 di marzo 1553 presente Simone dala Chiesa et Zorzo de Rubino et Andrea Guideto et Camillo Artusio et in fede (de) verità io don Gioanni Maria dalla Chiesa ho scritto con consenso de tutte due le parti la presente scrittura et soto scritta aciò apara vera in ogni logo la quietanza che fa lo soprascritto don Nicolò alli nepoti in questo dì 17 di marzo 1553 et così spontaneamente confessa lui per il passato tempo essere stato sopra de ciò sodisfatto et (...) de ogni cosa che lui don Nicolò dover havere dali suoi nepoti sopradetti per occasione del livello sopra nominato.
Io don Ioan Maria scrissi et sotoscrissi de mano propria
Io don Nicolò de Pachiano affermo quanto di sopra se contiene
Io Simone fui testimonio
Io Georgio de Rubini fui presente
Io Andrea Guideto fui testimonio presente
Io Camillo Artuso fui testimonio presente
Adi 11 novembre 1562
Sia noto et manifesto come Petro Illario Pachiano ha pagato e satisfatto del livello posto in la chiesa di san Nicolò in la villa di Reno a me don Iuliano Pachiano soldi 12 de imperiali si chiama pagato et satisfatto dello anno 1562. (Ante) Simone dalla Chiesa e Iulio del Gabia et Benedetto Buci.
Et io don Giuliano rettore di san Nicolò ho scritto de mia mano propria.
Adi 16 novembre 1563
Nota come io (...) don Giuliano Pachiano facio fine a Petro Illario mio fratello per conto de uno livello posto in la chiesa di san Nicolò della villa di Reno per soldi 12 de imperiali di tutto il tempo (che) (ha) (...uto) et posseduto con fine e senza fine io mi chiamo pagato et satisfatto del tempo passato del 1563. Presente Nicoloso de (Fe...) et Angelo Artuso et Filipino Bucio et Simone dala Chiesa et Benedetto Bucio
Et io don Giuliano rettore ho scritto de mia mano propria.
Note al testo:
1: ville: semicancellato nel testo.
2: ab alia cancellato; a duabus aggiunto nell’interlineo.
3: parola incomprensibile cancellata.
4: seguono quattro parole cancellate.
5: parola cancellata "superinde".
6: parola soprascritta incomprensibile.
Questo spinge a fare l’ipotesi che un dato parroco, investito di una chiesa, vi si trasferisse, portando con sé alcuni membri della famiglia, poi anche affittando loro alcuni terreni appartenenti alla dotazione parrocchiale, magari in zone lontane dalla chiesa e quindi difficili da condurre in proprio da quest’ultima. In tal modo i parenti potevano trasferirsi e trovare di che vivere bene, sfruttando i propri legami familiari con il prete per avere vantaggi, tra cui affitti perpetui a condizioni di favore, come si può dedurre da quanto verrà detto più oltre. In breve, comunque, si può pensare che la parentela di un parroco potesse essere un incentivo al trasferimento nella zona della parrocchia stessa e costituire quindi una delle cause di migrazione.
Dal documento appena visto e da altri che ho esaminato si deduce che a don Nicolò era succeduto don Giuliano Pacchiani, attestato poi anche nel 1596, in occasione di un altro estimo rurale6. Il citato Pietro Ilario ottiene ora da lui a livello i terreni della chiesa di Reno. Le fonti permettono di affermare che questo Giuliano altri non è che il fratello dello stesso Pietro Ilario e un altro nipote di don Nicolò7. Lo stesso documento chiarisce che altri livellari della chiesa di Reno erano intorno all’anno 1600 i suoi figli Giacomo, Giovan Battista e Francesco, che appare infatti come residente con beni a Reno in un estimo del 1596: “Francesco Pachiano d’anni 20 ha boche due”, lui ed una Giulia d’anni 15, in possesso di due “bestie bovine”.
In altro documento della stessa filza appena citata, riferito all’anno 1602, appare, sempre come livellario di beni ecclesiastici di Reno, un certo Nicolò di Panocchia, altro paese sulla sinistra della Parma, altro figlio di Pietro Ilario e fratello dei già citati Francesco, Giacomo e Giovan Battista. Evidentemente in tutti questi casi i beni erano ad essi concessi in affitto dal parroco, fino a quel momento il don Giuliano zio e fratello dei beneficiari.
Di seguito riporto un breve riassunto, copia e trascrizione della prima pagina del documento in questione:
1602, marzo 16.
(Regesto dell’estratto) Nicolò Pacchiani di Panocchia, figlio del fu Pietro Ilario, tiene a livello, unitamente ai fratelli Francesco, Giacomo e Giovanni Battista alcune terre della parrocchiale di san Nicolò di Reno nella diocesi di Parma.
Parma, Archivio di Stato, notarile (benefici ecclesiastici), filza 36, lett. Q. [Rep. 25]
Le prime parole del documento.
Liberatio Nicolai Pachiani ab ecclesia Reni / Livellus Petri de Guidis a dicta ecclesia. 145 + 146
In Christi nomine amen, anno a nativitate eiusdem Domini millesimo sexcentesimo secundo, indictione XV, die vero decima sexta mensis martii post nonas, pontificatus autem sanctissimi domini nostri domini Clementis; divina providentia pape octavi, anno undecimo.
Dominus Nicolaus de Pachianis filius quondam Petri Illarii habitator ville Panochie Parmensis diocesis, livellarius (...) una cum dominibus Francisco Iacobo et Ioanne Baptista fratribus suis de Pachianis tenet et recognoscit ad livellum et emphiteusim perpetuam ab ecclesia parochiali sancti Nicolai ville Reni dicte diocesis:
unam petiam terre laboratorie et arborate posite in villa pre[dicta] Reni in loco dicto alle lame confinantem ab una parte Philippi Guidetti ab alia parte Ioanni de Guciis ab alia parte Salvatoris de Galonis et ab alia parte heredium quondam Iacobi de Guciis salvis aliis.
Item unam aliam petiam terre laboratorie arborate et vineate posite ut supra, in loco dicto alla vigna cui sunt confines ab una parte predicti Philippi Guidetti, ab alia parte Antoni Guidetti, ab alia parte via communis, et ab alia parte iura predicte ecclesie, salvis aliis.
Item unam aliam petiam terre laboratorie et arborate...(omissis)
Conoscendo la natura umana viene da chiedersi se questi affidamenti a titolo di livello ed enfiteusi di terreni della chiesa fatti dal parroco a stretti parenti non venisse effettuata a condizioni di favore ad esclusivo vantaggio dei parenti stessi anziché della chiesa che avrebbero dovuto contribuire a sostentare. E infatti le voci non devono essere mancate se ho trovato un atto di donazione del 1603 da parte di don Giuliano Pacchiani di un proprio terreno allodiale alla chiesa di San Nicolò di Reno a titolo risarcitorio della “lesione enormissima” causatale dal parroco stesso con le “allegre” concessioni nepotistiche nel corso degli anni precedenti e per più terreni. Non si capisce peraltro dall’atto se il danno sia derivato dai probabili bassi canoni praticati, dalla loro mancata riscossione o dalla somma dei due fatti. La manovra doveva essere più complessa di quanto appare, se è riuscita nonostante la formale pubblicazione di apposito bando per la concessione a livello, debitamente approvato dai competenti superiori e da affiggere per dieci giorni alla porta della chiesa di Reno.La Curia episcopale di Parma, investita della cosa da denunce circostanziate, ha risolto così l’onta e il danno provocati da questa situazione. Non si è trovato un documento relativo a eventuali trasferimenti del parroco ad altre destinazioni o di consimili provvedimenti disciplinari, che non dovrebbero tuttavia essere mancati, considerata l’assoluta rilevanza del fatto.
Oltre al dato genealogico che incidentalmente si ricava da questi atti e alla nota di costume per cui anche secoli fa e nel mondo religioso era necessaria una “mani pulite”, resta da capire quanto un comportamento del genere da parte di un parroco fosse un’eccezione. E’ possibile infatti che questo caso sia stato portato alla luce del sole e punito proprio per la sua sfrontatezza o vastità; ma i cognomi dei livellarii sono in vari casi gli stessi del parroco concedente e anche in circostanze in cui le omonimie sono frequenti nelle stesse zone, nasce il dubbio di qualche favore ai membri della propria famiglia, verso i quali magari si è in debito per gli studi, per il mantenimento o altro.
La concessione di beni a livello era comunque un modo "elegante" per diventare alla lunga i padroni di tali terre, aumentando la propria stabilità fondiaria a scapito degli enti ecclesiastici e con il benestare dei parenti religiosi.
Ma come era composta la famiglia dei Pacchiani di Reno protagonista delle vicende appena narrate?
Da una serie di atti dei notai Banzi e Capretti, attivi l'uno dopo l'altro a Tizzano e dintorni, che vanno da inizio secolo fino al 1529 si è potuta ricostruire anche una mappa della famiglia dove trovano spazio don Nicolò, parroco di Reno nel periodo 1520 - 15648, il fratello Giacomello e una serie di altre persone collegate fra loro sulla base di diversi atti notarili di vario contenuto: ecco composta quindi una piccola genealogia, evidenziata nella tavola che segue.
Coerente con questa ricostruzione genealogica del ramo dei Pacchiani migrati da Beduzzo a Reno c’è la presenza di annotazioni negli estimi (anni da 1564 fino a 15829) dove alcuni terreni già di don Nicolò sono messi a carico di Pietro Ilario. Poichè tali note sono da interpretarsi come aggiornamenti temporali dell’estimo stesso, potrebbe significare che tali terre sono passate dal citato Nicolò al nipote Pietro Ilario per successione ereditaria. A sua volta il nome Pietro Ilario, che non risulta comune nella sua qualità di nome composto, rimane caratteristico della famiglia che da inizio Cinquecento è attestata a Reno: si ritrova infatti ancora nel 168410 e in altri documenti dell’epoca, e poi ancora nel 177211, a ormai due secoli dal primo qui incontrato.
Tutti questi rivoli genealogici dei Pacchiani del Tizzanese su cui mi sono dilungato traggono origine da Beduzzo, lasciato nell’ultimo ventennio del Quattrocento. Sia il possesso di un'arte, come si direbbe oggi, sanitaria, che il fatto di essere prete poteva significare spostarsi dalla sede originaria della famiglia e quindi "colonizzare" altre zone, poiché a seguito del prete o dell'artigiano o professionista si spostavano normalmente anche alcuni suoi parenti.
Le caratteristiche dei Pacchiani di Tizzano li hanno portati ad ulteriori trasferimenti: un secondo Bertono si era spostato ai primi del Cinquecento a Carobbio, sempre nel Tizzanese, ma in direzione del crinale appenninico. Di lui non ho comunque seguito le vicende, in quanto la documentazione è scarsa e dispersa.
Più foriera di sviluppi è invece la "secessione" che porta gli uomini di Tizzano verso la pianura, a Provazzano, piccola località presso Neviano degli Arduini, dove pure ricorrono nomi identici a quelli presenti nel ramo di Tizzano e dove troviamo diversi altri ecclesiastici. In due atti notarili abbiamo che Alessandro, figlio di mastro Nicolò e fratello minore di Battista, già citato nel famoso atto notarile del 1506, viveva alla data del 1529 a Provazzano. E qui, compatibile con l'età presunta del personaggio, si trova documentazione non più di fonte notarile, ma di estimi fiscali riferibile ad un mastro Alessandro, che a propria volta dà origine ad una cospicua discendenza. L'identità del nome, la qualifica di mastro e la provenienza da Villanova di Tizzano fanno pensare che i "due Alessandri" che si trovano in vari documenti come abitanti a Provazzano siano semplicemente la stessa persona, dimostrando così che i Pacchiani in neppure cinquant'anni si sono spostati da Beduzzo fino a Neviano, accrescendo influenza e possessi12.
Di seguito si vedrà inoltre un altro spostamento di questo ramo tizzanese, verso Parma, con la richiesta di un membro del ramo di Reno della "cittadinanza".
Questi Pacchiani hanno trovato apparentemente migliore fortuna e maggiori mezzi degli omonimi rimasti sull'altra riva, almeno a giudicare dai redditi evidenziati negli estimi. In ogni caso oggi i Pacchiani del Tizzanese negherebbero - ovviamente in buona fede - qualsiasi rapporto di parentela con quelli di Beduzzo e ne sarebbero ricambiati.
Con il Seicento cominciano a rarefarsi le testimonianze in mio possesso per queste famiglie: rimangono qua e là accenni onomastici ed economici negli estimi successivi. Peraltro molti appartenenti a questo ramo di Tizzano si sono a loro volta trasferiti altrove e quindi le linee genealogiche si sono moltiplicate. I medesimi libri parrocchiali di Reno partono solo dal 1805 e pertanto un lavoro di costruzione di genealogie appare faticoso e puramente accademico.
Comunque va osservato che anche in questo caso una parte del ramo così mobile e dinamico è rimasta a propria volta più conservatrice e legata alla terra, persistendo ad abitare nel paesello di Reno. Un dato interessante e soprattutto curioso è che la mia famiglia, del ramo di Beduzzo, si è reimparentata con questi Pacchiani per via femminile: nel 1888, infatti, un personaggio di Reno omonimo del mio bisnonno, Luigi Pacchiani, sposava una sorella della sposa del bisnonno stesso, Giovanna Landi: ecco che per via di mogli siamo tornati ad essere parenti più stretti e per giunta per mezzo di due avi Pacchiani dallo stesso nome… (nell'estate 1888 per la precisione furono tre i Luigi a sposarsi: il 3 giugno un Luigi di fu Domenico e Brolli Luigia, di 54 anni, con Delsante o Delmonte Giulia, probabilmente di Reno, il 21 luglio un Luigi di Angelo e Landi Teresa con Landi Giovanna di Battista e Miodini Rosa anche lui forse di Reno, a cui mi riferisco nel testo, e poi il Luigi avo di Beduzzo, il 15 agosto)13.
Note
1) I due atti qui citati sono nel fondo "Notarile" dell'Archivio di Stato di Parma, filze 272 e 273.
2) Archivio di Stato di Parma, fondo "Notarile", filza 645 (Martino Borsani).
3) V. Dall’Aglio, op. cit.
4) V. atti sciolti del fascicolo n. 9 – esenzioni – di cui alla nota seguente.
5) Archivio di Stato di Parma, fondo “Catasti Farnesiani”, Reno, busta 303, tra le richieste di esenzione dall’estimo.
6) Archivio di Stato di Parma, fondo “Catasti Farnesiani” cit., busta 1548 e Schiavi, cit., pag 193: da quest'ultimo documento, datato al 1564, si deduce che Nicolò aveva rinunciato e che il rettore della chiesa era don Giuliano. Don Nicolò risultava - stessa fonte pag. 87 - rettore già nel 1520.
7) Archivio di Stato di Parma, fondo “Notarile - benefici ecclesiastici”, filza 36, lett. Q (v. trascrizione).
8) Dall’Aglio, op. cit., Reno, pag. 807 e Schiavi, cit. in note precedenti.
9) Fondo catasti farnesiani citato, busta n. 303, Reno, anni 1564 fino a 1582.
10) Fondo catasti, busta 523, Beduzzo.
11) Stesso fondo, buste n. 1152 e 1153, Reno.
12) Archivio di Stato di Parma, fondo "Notarile", filza 1005 (Lazzaro Capretti): 23.5.1523, controversia tra Alessandro ed il fratello Battista (doc. reg. n. 48); filza 1006: 4.3.1529, Alessandro vende una porzione di casa (doc. reg. n. 55).
13) Dati reperiti dai libri parrocchiali conservati presso l'Archivio Storico Diocesano Vescovile di Parma, parrocchia di Beduzzo.